Sei su Facebook durante l’orario di ufficio? La Cassazione dice che si può licenziare il dipendente beccato su Facebook durante l’orario di lavoro !
Tutto vero, ed è un notizia dell’ultim’ora, la Cassazione ha stabilito che se un dipendente è sui social network, Facebook o Twitter, solo per citare i più famosi, durante l’orario di lavoro può essere licenziato senza problemi.
Attenzione a loggarsi allegramente su Facebook o Twitter durante l’orario di lavoro, perché da oggi il vostro capo potrebbe avere il presupposto per licenziarvi se passate troppo tempo su Facebook o Twitter, oppure WhatsApp, pertanto prestate massima attenzione a non loggarvi durante l’orario lavorativo, pena il licenziamento.
La Cassazione ha segnato una svolta negativo, se vista dal punto di vista dei dipendenti. Il datore di lavoro, infatti, secondo quanto sancito dalla sentenza 782/2016, può licenziare il dipendente beccato su Facebook, Twitter, WhatsApp ecc.ecc che, durante l’oario di lavoro.
Questo è un estratto della sentenza della Cassazione in merito al licenziamento dei dipendenti che sono su Facebook durante l’orario di lavoro:
“Sottrarre tempo e strumenti, che devono essere rivolti a servire l’azienda, per scopi invece puramente personali, come chattare o guardare le foto postate dagli amici – si legge – viola il patto di fiducia che lega il dipendente. all’azienda. È pertanto legittimo il licenziamento nei casi più gravi, quando cioè le ore spese sul social network sono numerose, anche a seguito di richiami precedenti”.
Il datore di lavoro, dopo aver redarguito il suo dipendente, beccato su Facebook durante l’orario di lavoro, può controllare la cronologia della navigazione su internet del PC aziendale e persino dello smartphone del dipendente senza preoccuparsi in qualche modo della legge sulla privacy del lavoratore.
“È perfettamente legittimo – si legge nella sentenza in commento – il licenziamento disciplinare per giusta causa a carico del dipendente che sta troppo tempo su Facebook. Tale condotta è particolarmente grave solo quando il datore di lavoro riesce a dimostrare che il tempo speso sul social network è stato elevato“.
C’è un ma, sarà infatti il giudice a dover giudicare il caso e se il tempo passato su Facebook è effettivamente troppo, ed ha inciso sulla produttività aziendale. La decisione della Cassazione segue un caso particolare, in tribunale si era discusso di ben 6 mila accessi a internet, per motivi privati, in diciotto mesi. Di questi accessi, ben 4.500 erano stati effettuati solo su Facebook: pari a circa 16 accessi al giorno su tre ore in media di lavoro, oggettivamente troppi.
Troppo anche per la Suprema Corte di Cassazione che ha stabilito di dare ragione al datore di lavoro e di giustificare, quindi, il licenziamento del dipendente fannullone.
Quindi fate attenzione, da oggi il datore di lavoro può controllare la cronologia del PC e del vostro smartphone, licenziando il dipendente che risulti aver trascorso troppo tempo su Facebook anziché lavorare.