Per lo smartphone rubato o tablet c’è il “theftie”, la foto che viene scattata in automatico a chi ce l’ha in mano ma non è il legittimo proprietario
Dal “selfie” si passa al “theftie“, sarebbe a dire l’autoscatto che vede protagonista il ladro di cellulari a sua insaputa. Non abbiamo ancora metabolizzato il termine “selfie” che subito dobbiamo prendere confidenza con un nuovo termine, o meglio dire, di una nuova funzione. “Theftie”, dall’inglese theft (furto), è la geniale idea di un’app per la sicurezza fra le più importanti negli Stati Uniti è chiamata Lookout. La novità è stata da poco presentata con grande entusiasmo.
L’app permetterà, se ad esempio viene digitato il codice errato di accesso o si tenta di rimuovere la sim, di scattare una foto, senza il rumore dello scatto, a chi sta maneggiando il nostro smartphone.
Poi la app invierà una mail con l’immagine e le coordinate GPS dell’oggetto rubato, ed ovviamente, anche del ladro. Quindi, accedendo al sito della Lookout, potremo seguire il nostro smartphone rubato ed attivare un allarme anche se è stata impostata la modalità silenziosa. Praticamente: faremo pentire il ladro di averci rubato l’oggetto.
«Ma la possibilità di scattare foto al ladro noi la offriamo da tre anni», fa notare Luca Sagaria, che nel 2011 ha lanciato un’app per Android chiama Cerberus. Sagaria è a capo un team di tre persone che segue ben 300 mila abbonati. La sua app però, nella sua versione demo, l’hanno scaricata in due milioni. «Ormai da remoto, da computer intendo, se ti rubano lo smartphone e hai installato il software giusto puoi fare praticamente di tutto», continua Sagaria. «E più andiamo aventi più aggiungiamo funzioni». Le più evolute vanno dalla tracciabilità di tutte le chiamate e gli sms in entrata e in uscita — perfino se la sim è stata sostituita — al blocco di altoparlante e microfono, fino alla registrazione video e audio all’insaputa del ladro, al cambio del codice di blocco, all’attivazione del GPS qualora quest’ultimo fosse stato disattivato.
E ora sia alla Cerberus che alla Lookout, e in altre app simili come Avast, si guarda molto più avanti: al “geo-fencing”. Questo vuol dire che si potrà selezionare un perimetro geografico con raggio a scelta e se il device esce o entra lo si potrà bloccare in automatico. «L’importante è non trasformarsi in un vigilantes dei telefoni rubati andando a caccia del ladro», ha dichiarato Nuria Vanges del dipartimenti di polizia di Los Angeles al Wall Street Journal. «Sono troppi i rischi, compreso un possibile errore nella localizzazione. Bussi a una porta e potresti trovarti davanti una nonnina innocua come un malavitoso».
A San Francisco queste tecnologie sono sfruttate contro i ladri di biciclette, infatti il dipartimento di polizia ha posizionato per la città delle bici civette dotate di GPS e lasciate proprio nei pressi di telecamere per la sicurezza in modo che il ladro possa essere riconosciuto facilmente. In Australia invece sono i ladri ad aver sfruttato i sistemi di geo localizzazione, sfruttando un bug del programma “Trova il mio iPhone“, utilissimo per rintracciare lo smartphone rubato o perso ed eventualmente bloccarlo, l’hacker Oleg Pliss ha perso in ostaggio decine di tablet e smartphone. Da remoto li rende inaccessibili e per riattivarli chiede al legittimo proprietario un riscatto di 100 dollari da depositare su un conto di Paypal.