Antivirus su smartphone: serve davvero ?

di | 28 Gennaio 2014

L’antivirus su smartphone è veramente utile? È fondamentale? Secondo molti utenti, la risposta sarebbe positiva, soprattutto su Android. Se, una volta, il cellulare era un dispositivo decisamente isolato dal resto del mondo, i moderni smartphone sono diventati strumenti utilissimi sul lavoro con capacità di calcolo paragonabili a quelle di un computer e sempre più inseriti nell’infrastruttura di rete aziendale (con tutti i dati che sono all’interno) o soltanto casalinga.
Un “tap” e attiviamo la connettività Wi-Fi o la connessione dati con la possibilità di comunicare e ricevere dati e di installare ogni tipologia di applicazione.

Antivirus su smartphone: serve davvero ?

I malware in ambito “mobile”, fino a poco tempo fa, erano rari e poco diffusi, come lo erano anche gli antivirus. Quasi nessuno ricorderà, Fortinet che proprio oggi ricorrono dieci anni dalla comparsa, sul panorama internazionale, del primo virus capace di attaccare i dispositivi mobili. Creato per infettare gli allora utilizzatissimi Nokia serie 60, il worm “Cabir” – questo il suo nome – cercava di diffondersi sfruttando connessioni Bluetooth.

antivirus per smartphone

L’era del “malware industriale” sul comparto mobile si può affermare, che sia iniziata solo nel 2010Zitmo è stato il primo malware per i dispositivi mobili che è stato fatto derivare da una minaccia largamente conosciuta sui personal computer ossia il noto trojan ZeuS. AncheZitmo veniva usato per catturare i dati d’accesso ai conti correnti bancari online.

A partire dal 2011 si sono poi fatti sempre più potenti gli attacchi nei confronti di dispositivi a sistema operativo Android. Diversamente rispetto ad Apple che ha voluto chiudere in modo accurato il suo sistema operativo iOS (tutte le applicazioni presente nello store della Apple devono essere esplicitamente approvate dai tecnici), nel caso di Android le app non sono oggetto a nessuna autorizzazione, e quindi controllo.

Se sui terminali di Apple, quindi, le applicazioni (tranne per quelle scaricate daCydia o da altri store alternativi nel caso dei dispositivi sottoposti a jailbreak) sono tutte verificare, una per una, Google ha preferito optare per un approccio più aperto che ha sicuramente dei vantaggi ma che porta con sé anche dei potenziali rischi.

Esiste solo un meccanismo di scansione antimalware per ogni app pubblicata su Play (si chiama Bouncer) che però non è capace di riconoscere automaticamente tutte le possibili minacce.

Fortinet, che ha appena pubblicato uno studio aggiornato, avrebbe rilevato – nel corso del 2013 – oltre 400.000 applicazioni Android sospette tracciando più di 300 nuove famiglie di malware e riconoscendo oltre 1.300 nuove app dannose ogni giorno.

L’installazione di un’app antimalware su Android è quindi un passaggio sempre più obbligato, anche per proteggersi da quelle applicazioni che richiedono troppi permessi e che, molto probabilmente, rappresenta, bene che vada,  una minaccia per la privacy di noi utenti.

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